Rank: Ciski
Iscritto: 10/03/2011(UTC) Messaggi: 7,420  Scrive da: Biella Ha ringraziato: 5182 volte E' stato ringraziato: 4994 volte in 1813 messaggi
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“Non ho paura degli incidenti. Ovvio: in quinta, in curva e con un guard rail all’esterno, non mi va di sbattere. Mica sono pazzo. Però, se fossimo verso la fine di una sessione di qualifica, e la pole fosse a portata di mano, magari troverei il modo di rinchiudere la paura in un angolo” Gilles Villeneuve “Nulla si avvicina a quella macchina (Ndr la FW11B ), niente al mondo. I piloti di oggi non sapranno mai cosa significhi guidare una vera F1. Guidare le vetture turbo degli anni ottanta è stata la cosa più esaltante e spaventosa che ho fatto nella mia vita. In qualifica avevi a disposizione fino a 1500 cavalli, e si pensa BMW ne avesse ancora di più. Ad ogni singola curva la macchina cercava letteralmente di ucciderti. Immaginiamo di correre sulla vecchia Silverstone: percorrevi il rettilineo Hangar con il motore in mappatura qualifica, poi affrontavi la curva Stowe, senza alzare mai il piede dall’acceleratore – e questo sul vecchio circuito, con paletti larghi sei pollici e filo spinato come recinzione – passando largo, quasi a colpire le barriere. A quel punto, ti ritrovavi alla Club, e rimanevi ancora con il piede giù. Solo una volta uscito da quella curva avresti tirato un sospiro di sollievo.In primo luogo, perché avresti avuto finalmente tregua dalle enormi G a cui il tuo corpo era stato sottoposto, e poi, molto più importante, perché potevi dire di avercela fatta”. Nigel Mansell  “Vogliamo togliere la parola ‘vincitore’ alla Ferrari, visto che ormai sono sinonimi” Lee Iacocca “Schumacher ha dichiarato che i piloti più veloci che ha incontrato in pista sono due: Ayrton Senna ed io. Nei kart ricordo duelli pazzeschi, ci siamo anche speronati, ma la spuntavo quasi sempre io. Poi anche in Formula Ford e in Formula 3. C’era grande rispetto, si correva sempre al limite, ma c’era anche una differenza poi risultata decisiva: lui aveva dietro la Mercedes, io no. Lo ringrazierò sempre, prego per lui e per la sua famiglia. Ma quel complimento poteva farmelo nel 1996 quando ero collaudatore alla Benetton proprio con lui. Forse avrebbe convinto Flavio Briatore a darmi un posto in squadra. Non gli conveniva, si è ricordato dopo” Vincenzo Sospiri “Un pilota corre con la combinazione di piede e cervello, ma senza cervello non si può fare nulla. È il cervello che gestisce il piede. Il piede ha la prevalenza solo quando sei messo sotto pressione e devi fare certe cose, che ti rendi conto che sono assurde e che quando ti fermi, ti guardi allo specchio e ti chiedi: ‘ma chi me l’ha fatto fare?’. È il famoso giro della morte, quando rischi il 110 per cento in tutte le curve e in tutte le frenate, e sei consapevole che stai superando il limite della macchina, un limite che conosci molto bene. Esempio: Imola ‘92 con la Ferrari. La situazione era già abbastanza confusa, con la squadra che stava cercando di riorganizzarsi e una macchina che forse è stata la peggiore Ferrari degli ultimi vent’anni. Ma bisognava andare forte davanti al pubblico di Imola. Alesi ha a disposizione due vetture con cambio trasversale, io due con cambio longitudinale, perché non c’erano altri cambi trasversali disponibili. Facciamo nove giorni di test per la gara, con serbatoio pieno e tempi costanti. Arriviamo alla gara con Alesi che ha la consapevolezza di poter arrivare a un certo limite e io che mi devo inventare un tempo per non scomparire dalla griglia di partenza. In qualifica faccio un giro della morte e riesco ad essere a un decimo dal tempo di Alesi, che in realtà doveva essere ben più lontano. Io so che cosa ho rischiato per fare quel tempo, ma l’analisi della squadra e di chi era intorno a me, fu che non avevo fatto un gran tempo io, era Alesi che era andato piano e avrebbe dovuto fare un tempo da prima fila. Io mi ero preso una paura da togliermi la pelle e nessuno comprendeva il mio sforzo” Ivan Capelli |
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