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Artioli: una splendida storia imprenditoriale
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Iscritto: 14/08/2011(UTC) Messaggi: 2,607 Scrive da: Bergamo Ha ringraziato: 864 volte E' stato ringraziato: 1118 volte in 567 messaggi
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Qualche anno fa sono andato anch’io con mia figlia Elisa 😊 all’evento di presentazione del libro presso la fabbrica blu, che ho visitato dopo il rinfresco. Gli aneddoti raccontati da Artioli, dall’architetto Benedini (che oltre ad aver rivisto il design della EB 110 è stato anche il designer della fabbrica) e di Loris Bicocchi sono stati veramente interessanti. L’idea che mi sono fatto personalmente è che Artioli sia stato un imprenditore di successo e che con Lotus e la resurrezione di Bugatti abbia fatto due miracoli, ma le risorse per una fabbrica di quel livello e lo sviluppare anche una berlina come la EB 112 prima ancora di essersi stabilizzato con la produzione della EB 110 abbia comportato un impegno troppo elevato finanziariamente. Aveva anche intuito il potenziale del business del merchandising marchiato Bugatti, di fatto un business a sé stante. Vero poi che in un ambiente del lusso dal grande potenziale, anche se con grandi investimenti, come quello delle auto sportive ad altre prestazioni e di lusso, girano diversi squali sempre pronti ad approfittartene appena possibile. Riguardo Pagani, ammiro la certosina ricerca e sviluppo di tutti i dettagli, che però sono per mio gusto troppo leziosi e fini a se stessi. Vedi ad esempio i 40.000€ necessari per la produzione della bulloneria unica e marchiata in titanio. Inoltre lo stile non fa per me, ne all’esterno ne per gli interni. PS: aggiungo che è da ammirare anche per aver avuto il coraggio sia di aver rilevato Lotus, in perdita da anni, che di aver rilevato il marchio Bugatti dallo stato francese e di aver costruito la fabbrica e la produzione da zero Modificato dall'utente domenica 17 novembre 2024 15.10.29(UTC)
| Motivo: Non specificato |
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Iscritto: 14/03/2012(UTC) Messaggi: 335 Scrive da: Lombardia
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Postato in origine da: MadMaxx Qualche anno fa sono andato anch’io con mia figlia Elisa 😊 all’evento di presentazione del libro presso la fabbrica blu, che ho visitato dopo il rinfresco. Gli aneddoti raccontati da Artioli, dall’architetto Benedini (che oltre ad aver rivisto il design della EB 110 è stato anche il designer della fabbrica) e di Loris Bicocchi sono stati veramente interessanti. L’idea che mi sono fatto personalmente è che Artioli sia stato un imprenditore di successo e che con Lotus e la resurrezione di Bugatti abbia fatto due miracoli, ma le risorse per una fabbrica di quel livello e lo sviluppare anche una berlina come la EB 112 prima ancora di essersi stabilizzato con la produzione della EB 110 abbia comportato un impegno troppo elevato finanziariamente. Aveva anche intuito il potenziale del business del merchandising marchiato Bugatti, di fatto un business a sé stante. Vero poi che in un ambiente del lusso dal grande potenziale, anche se con grandi investimenti, come quello delle auto sportive ad altre prestazioni e di lusso, girano diversi squali sempre pronti ad approfittartene appena possibile. Riguardo Pagani, ammiro la certosina ricerca e sviluppo di tutti i dettagli, che però sono per mio gusto troppo leziosi e fini a se stessi. Vedi ad esempio i 40.000€ necessari per la produzione della bulloneria unica e marchiata in titanio. Inoltre lo stile non fa per me, ne all’esterno ne per gli interni. PS: aggiungo che è da ammirare anche per aver avuto il coraggio sia di aver rilevato Lotus, in perdita da anni, che di aver rilevato il marchio Bugatti dallo stato francese e di aver costruito la fabbrica e la produzione da zero Se non ricordo male in un'intervista Forghieri disse che la situazione finanziara era talmente messa male che per i finire un prototipo si era creata una situazione quasi grottesca per mancanza di fondi. Di certo da un punto di vista finanziario questo coraggio rasentava la pazzia ma alla fine è stata migliore questa scelta rispetto a non fare nulla ( non tanto per lo stress che avrà avuto ). Probabilmente per intraprendere certe iniziative serve un po' di "pazzia". Alla fine questa pazzia ha anche creato scelte costruttive differenti dalla massa che sono ancora oggi considerate rivoluzionarie ( rispetto alle metodologie di produzione di massa).
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Iscritto: 11/06/2018(UTC) Messaggi: 1,038 Scrive da: Bologna Ha ringraziato: 368 volte E' stato ringraziato: 368 volte in 223 messaggi
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Postato in origine da: kawa Probabilmente per intraprendere certe iniziative serve un po' di "pazzia" Quanti dipendenti aveva? Che riletta: Quante persone hanno perso il lavoro? |
A 20 anni hai tempo, hai energia, non hai soldi A 50 anni hai energia, hai soldi, non hai tempo A 70 anni hai soldi, hai tempo, non hai energia |
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Iscritto: 14/03/2012(UTC) Messaggi: 335 Scrive da: Lombardia
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Postato in origine da: Meccanico Quanti dipendenti aveva?
Che riletta:
Quante persone hanno perso il lavoro? ho trovato questa info: "Il 23 settembre 1995, con circa 128 vetture prodotte, la Bugatti Automobili S.p.a. presentò istanza di fallimento. Artioli, tuttavia, ha pagato i suoi 220 dipendenti fino all'ultimo giorno. "I dipendenti hanno colto lo spirito di Bugatti". Bisogna anche considerare che se non si rischia e si cerca di creare qualche cosa non esiste lavoro per nessun dipendente e non si crear nemmeno un sano humus nella zona. Il rischio c'è sempre in tutto.. alcune volte per fattori in cui l'imprenditore non ha colpa, altre volte si. Abbiamo visto che anche tenere i soldi sul conto in Banca e non fare nulla c'è un rischio economico. Se analizziamo la storia delle piu' grande realta mondiali ci sono stati rischi di chiudere battenti, anche solo Nvidia che ora è l'azienda con il principale market cap al Mondo ha rischiato varie volte di chiudere (soprattutto agli inizi..vedi con il contratto con Sega ecc ).
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Iscritto: 11/06/2018(UTC) Messaggi: 1,038 Scrive da: Bologna Ha ringraziato: 368 volte E' stato ringraziato: 368 volte in 223 messaggi
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Per carità, nessuno vuol mettere in croce un imprenditore coraggioso e sognatore, anzi! (e in base a wikipedia pure onesto)
Volevo solo riportare/ricordare che dietro ogni cosiddetto "visionario" che verrà ricordato nella storia (nel bene e nel male) ci sono persone cosiddette "comuni" che hanno creduto nella visione in totale fiducia e buona fede e ci son rimasti in mezzo.
Mi perdonerete se rovino un po' la poesia, ma dopo che mi è successo personalmente ho modificato un po' i miei punti di vista. A rovinare una o più carriere (e il conseguente benessere psicofisico) per un eccesso di entusiasmo ci vuole davvero poco. |
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Un utente ha ringraziato Meccanico per questo utile messaggio
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Iscritto: 05/10/2022(UTC) Messaggi: 20 Scrive da: Varese Ha ringraziato: 35 volte E' stato ringraziato: 2 volte in 1 messaggi
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Anche io ho letto il libro di Artioli, letto articoli online e visto tutti i vari video che ci sono su Yt. Non si può fare altro che fare i complimenti ad Artioli per il coraggio e la sua bravura, per ciò che ha creato e per la sua grandezza, però guardando un video in particolare si può leggere sotto un commento che mi ha sempre lasciato un po’ incuriosito di sapere tutta la storia fino in fondo ed allo stesso tempo mi ha lasciato sempre un po’ perplesso, probabilmente non avrò mai modo di approfondire il discorso ma vi lascio il commento qua sotto, ovviamente mi riferisco alle ultime 11 righe circa.
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2 utenti hanno ringraziato edo1.9 per questo utile messaggio.
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Iscritto: 14/03/2012(UTC) Messaggi: 335 Scrive da: Lombardia
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Postato in origine da: Meccanico Per carità, nessuno vuol mettere in croce un imprenditore coraggioso e sognatore, anzi! (e in base a wikipedia pure onesto)
Volevo solo riportare/ricordare che dietro ogni cosiddetto "visionario" che verrà ricordato nella storia (nel bene e nel male) ci sono persone cosiddette "comuni" che hanno creduto nella visione in totale fiducia e buona fede e ci son rimasti in mezzo.
Mi perdonerete se rovino un po' la poesia, ma dopo che mi è successo personalmente ho modificato un po' i miei punti di vista. A rovinare una o più carriere (e il conseguente benessere psicofisico) per un eccesso di entusiasmo ci vuole davvero poco. Hai fatto bene a intervenire e valorizzare anche questo punto di vista.
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Rank: Pro driver
Iscritto: 14/03/2012(UTC) Messaggi: 335 Scrive da: Lombardia
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Postato in origine da: edo1.9 Anche io ho letto il libro di Artioli, letto articoli online e visto tutti i vari video che ci sono su Yt. Non si può fare altro che fare i complimenti ad Artioli per il coraggio e la sua bravura, per ciò che ha creato e per la sua grandezza, però guardando un video in particolare si può leggere sotto un commento che mi ha sempre lasciato un po’ incuriosito di sapere tutta la storia fino in fondo ed allo stesso tempo mi ha lasciato sempre un po’ perplesso, probabilmente non avrò mai modo di approfondire il discorso ma vi lascio il commento qua sotto, ovviamente mi riferisco alle ultime 11 righe circa. E dire tutto risolto e dopo succede quello.. non è il massimo. Altri caratteri seppur fossero stati obbligati a farlo probabilmente non si sarebbero fatti piu' vedere pubblicamente. Sono situazioni che ognuno vive a modo proprio.
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Iscritto: 23/02/2018(UTC) Messaggi: 123 Scrive da: Hilversum Ha ringraziato: 51 volte E' stato ringraziato: 63 volte in 30 messaggi
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Su Pagani mi ricordo una bella storia per la Huayra Roadster. Avevamo in carico la produzione del rollbar con il famoso carbo-titanio, che altro non e' che una trovata commerciale, visto che e' utilizzato solo come pelle estetica. Inoltre e' un materiale terribile da laminare: ci si buca le mani e ci vuole pochissimo per deformare il filo di titanio e buttare via la pelle.
Il primo prototipo non si montava in vettura (il rollbar e' incollato al telaio), ed e' stato necessario grattare piu' di 10mm di laminato a destra e sinistra. Viene fuori che qualcuno aveva sbagliato qualcosa nella progettazione, gran patatrac interno (non ne conosco i dettagli) ma poco dopo e' cambiato il responsabile tecnico (Ciao Francesco se stai leggendo!).
Fatto sta che tutte le Huayra Roadster, in due zone del rollbar, hanno almeno 10mm di laminato in meno rispetto al teorico.
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Vado piano, ma vado lontano... (forse) |
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Rank: Fermone
Iscritto: 17/09/2024(UTC) Messaggi: 9 Scrive da: Suzhou
E' stato ringraziato: 8 volte in 3 messaggi
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Ho letto il libro in una paio di sere. E' una storia interessante e ci sono molte informazioni che non conoscevo. Ho anche visto un po' tutto quello che si trova in rete e ascoltato molte interviste. L'idea che mi sono fatto e' quella di uno di quegli imprenditori che ha gestito aziende e presio decisioni con il cuore e non guardando ai numeri. Purtroppo nel 90% dei casi queste aziende finiscono male e con loro chi ci lavora ( dipendenti, fornitori, etc). In Italia la lista di quelle che sono fallite per lo stesso motivo e'infinita. E' anche vero che in alcuni casi nascono cose uniche e un po' folli che rimangono un riferimento del settore ( EB110 piuttosto che Elise, o riducendo il numero delle ruote Ducati 916 o MV Agusta ). Le aziende per durare nel tempo devono essere gestite senza essere innamorati di quello che si fa, e devono essere i numeri a guidare. Freddo, poco emozionante, ma reale. |
Lory La differenza tra un uomo e un bambino e' nel prezzo dei loro giocattoli. |
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Iscritto: 14/01/2014(UTC) Messaggi: 574 Scrive da: prov. Como Ha ringraziato: 160 volte E' stato ringraziato: 63 volte in 51 messaggi
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Rank: World Champion
Iscritto: 03/02/2014(UTC) Messaggi: 4,649 Scrive da: Reggio Emilia Ha ringraziato: 472 volte E' stato ringraziato: 1475 volte in 846 messaggi
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Un utente ha ringraziato zaimon per questo utile messaggio
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Rank: Gentleman driver
Iscritto: 26/10/2021(UTC) Messaggi: 294 Scrive da: Bologna Ha ringraziato: 541 volte E' stato ringraziato: 120 volte in 74 messaggi
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Postato in origine da: lorybali Le aziende per durare nel tempo devono essere gestite senza essere innamorati di quello che si fa, e devono essere i numeri a guidare. Freddo, poco emozionante, ma reale.
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"La pista è ossessiva ripetizione di gesti, quasi autismo. E’ un luogo che contiene un meccanismo gestuale che ti ingloba, è matematica, ma è anche partitura, ritmo, è una canzone da cantare sempre uguale, una messa, un mantra, un rosario". Toni Thorimberth. http://tonithorimbert.bl.../label/Claudio%20Cazzara |
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Iscritto: 14/03/2012(UTC) Messaggi: 335 Scrive da: Lombardia
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Postato in origine da: lorybali Ho letto il libro in una paio di sere. E' una storia interessante e ci sono molte informazioni che non conoscevo. Ho anche visto un po' tutto quello che si trova in rete e ascoltato molte interviste. L'idea che mi sono fatto e' quella di uno di quegli imprenditori che ha gestito aziende e presio decisioni con il cuore e non guardando ai numeri. Purtroppo nel 90% dei casi queste aziende finiscono male e con loro chi ci lavora ( dipendenti, fornitori, etc). In Italia la lista di quelle che sono fallite per lo stesso motivo e'infinita. E' anche vero che in alcuni casi nascono cose uniche e un po' folli che rimangono un riferimento del settore ( EB110 piuttosto che Elise, o riducendo il numero delle ruote Ducati 916 o MV Agusta ). Le aziende per durare nel tempo devono essere gestite senza essere innamorati di quello che si fa, e devono essere i numeri a guidare. Freddo, poco emozionante, ma reale. Devi far innamorare e emozionare il cliente, non te stesso insomma.
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Un utente ha ringraziato kawa per questo utile messaggio
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