Oggi finalmente, dopo poco più di 4 mesi, 109 e-mail, un po' di messaggi in PM ed una telefonata di 40 minuti al precedente proprietario inglese, oltre che un aiuto occulto del buon Leo per l'importazione e l'immatricolazione, posso finalmente farmi il primo giro con la Furyblade. La storia è però molto lunga e nasce quasi nella notte dei tempi, cioè più di vent'anni fa, quando per un anno e mezzo lavoro con ingegnere inglese consulente per la ditta dove mi trovavo e con il quale ho fatto amicizia. Ha una Elan Plus2 130 ed è appassionato di kitcar, che per me sino a quel momento volevano dire solo Seven. Mi porta qualche rivista dall'Inghilterra e leggendo scopro che non esiste solo la Seven, ma molte altre kitcar. Tra queste una che trovo carina, semplice, con un certo gusto retrò senza tempo e buone prestazioni: la Fisher Fury. Progetto di Jeremy Philips, plurivittorioso in classe 750 poi ceduto al signor Fisher. Ai tempi il motore più in voga era il Rover K, declinato in tre cilindrate, oppure il Ford Crossflow. Sulle riviste una prova su strada parla anche di una simil seven, la Formula 27, che monta un motore motociclistico Honda Fireblade. Più essenziale di una Caterham, che già non ha molto di superfluo e sfizioso, con sei marce avanti e niente retro. Affascinante, ma ai tempi un po' stravagante. I serrati tempi di lavoro, la carriera e le vicende personali mi lasciano seguire il settore delle kitcar negli anni, ma non mi danno la possibilità di concretizzare con un acquisto.
L'amico inglese ha modo di guidare per un po' di weekends la Delta Integrale dell'amministratore delegato dell'azienda per cui lavoravamo e con la quale mi ero fatto qualche scorribanda in Svizzera sull'autostrada sinuosa vicino a Zurigo a velocità più che doppia rispetto ai limiti. Bei tempi! Ora sarebbe carcere garantito. A me ai tempi sembrava un gran mezzo. Secondo Roy era troppo pesante e scarsa di prestazioni ed handling. Un mito che crollava nel confronto con le kitcar inglesi, sotto motorizzate, ma estremamente leggere e con telai ben studiati. “Se devi spendere 1.000 Sterline per migliorare un'auto, parti sempre da ammortizzatori e freni. Lascia agli incompetenti il motore”, mi ripeteva.
Dopo qualche anno sul mercato delle auto sportive irrompe un'auto che ne ha cambiato le connotazioni ed attirato l'attenzione anche degli italiani sul concetto di Sports Car: L'Elise. Leggera, tecnologica, con l'aspetto esteriore sinuoso e l'interno da piccola gruppo C. E poi è una Lotus ed a un prezzo abbordabile. Le prestazioni, anche con un motore modesto, ma leggero e coppioso, sono quasi da supercar ai tempi della presentazione.
Con un nuovo lavoro che mi lascia tempo ed energia per i miei hobbies ed una compagna che semplicemente mi dice: “Se hai un sogno, perché non realizzarlo...” non passa molto che arriva una bella Elise S1 LRG.
Tempo un paio di mesi ed iniziano le partecipazioni i primi pionieristici trackdays organizzati da volonterosi appassionati. Qualcuno di loro ne ha poi fatto con il tempo quasi un lavoro.
Al crescere della famiglia diminuisce in modo inversamente proporzionale il tempo dedicato alla moto, finiscono i grandi viaggi in Scandinavia, Russia, Europa dell'Est, Medio Oriente e Nord Africa, i trackdays e le uscite con L'Elise. Si entra nella maturità ed il bimbo, come lo definisce mia moglie, si sopisce un po', causa famiglia e lavoro di nuovo invasivo per tempo richiesto ed energie mentali. Si va con il camper a soffrire facendo la parte stradale del circuito di Le Mans o le stradine sulle Alpi francesi piene di moto sempre in piega. Si lascia la famiglia una giornata intera in camper il giorno di Ferragosto di ritorno dall'Olanda per vedere l'Old Timer al Nurburgring.
Però si riesce anche a visitare un paio di volte la sede vendita di Caterham a station road di ritorno da vacanze in Inghilterra e Irlanda ed a partecipare tre anni fa a due giornate di Caterham Driving Experience sul circuito di Brands Hatch, con somma soddisfazione dei risultati ottenuti.
Quando poi i figli cominciano a crescere e diventare un po' indipendenti lentamente si ricomincia a pensare a qualche giretto in moto e con L'Elise con la moglie e magari a ricominciare a fare qualche trackday, ma la vita decide diversamente ed arriva un nuovo cucciolo. A questo punto amici e parenti sono prodighi di consigli: “Perché non vendi la moto e L'Elise? Tanto le usi poco... I figli costano ed impegnano...”
Il poco tempo libero la sera lo uso per sognare un po' vedendo gli acquisti degli altri ed i resoconti del Challange o di qualche raduno.
Il Challange stimola qualche partecipante a fare acquisti un po' più arditi del solito per il classico italiano appassionato di auto sportive: qualche kitcar sevenesca motorizzata con motori motociclistici, che ora va di moda chiamare sfilatini per la rassomiglianza nelle forme affusolate con la Baguette francese. Qualche stravagante arriva addirittura a portarsi a casa in un weekend di 1.400 km una Fisher Fury senza protezione del parabrezza, senza indicatore livello benzina con rapporti ultracorti ed estremamente rumorosa. Il genere di cose che mi stimola tremendamente!
Le stradine francesi di campagna con quel bel nastro d'asfalto liscio e tortuoso fatte in vacanza lo scorso anno con il camper a ritmo da corriera non fanno altro che risvegliare il bimbo e risuscitare la memoria della Fury di vent'anni fa attualizzata con un bel motore motociclistico, pure questa reminescenza del tempo che fu.
Il colpo di grazia arriva ad inizio febbraio con un problema alla schiena che mi tiene a casa, lontano dal lavoro, per tre settimane. Una la passo quasi immobile a letto: non sono più un ragazzino e se ancora voglio fare qualche huliganata motoristica è meglio non attendere troppo, penso. Sono tempi duri ed ho già qualche giocattolo in garage ed una famiglia che conta su di me per il suo futuro, eppure l'idea di avere qualche rimpianto un giorno, non mi lascia. Qualcuno gli da il nome di un animale antropomorfo in grado di sedersi sulla tua spalla e di non lasciarla sino a che non ti sei tolto il pensiero esaudendolo.
I prezzi degli annunci di auto in vendita in UK sono invitanti, ma si deve aggiungere il costo del trasporto, l'importazione e l'immatricolazione... Il costo delle poche auto simili che saltuariamente vengono vendute in Italia permetterebbe di rivendere l'auto se non fossi soddisfatto o se la famiglia richiedesse fondi, con una minima perdita. E allora perché no?
Un annuncio di una Furyblade verde attira la mia attenzione. E' da un po' su Locostbuilders, ma nessuno risponde sul forum e poi esce anche su Pistonheads con un ribasso rispetto al primo annuncio di fine gennaio. Ha il cofano standard come piace a me, un cruscotto old style, ma sembra un po' trascurata nei dettagli quando guardo attentamente tutte le foto dell'annuncio, ingrandendole.
Può essere che scopra che è già stata venduta, quindi non allarmo la moglie per il momento e ai primi di marzo scrivo alcuni messaggi in MP, per entrambi gli annunci, a Kevin, il proprietario.
Scrivo poi anche a Leo per informarmi sui costi accessori a cui andrei incontro, ma Kevin non risponde. Probabilmente mi ha giudicato secondo lo stereotipo con cui per anni sono stato deriso, come italiano, nei viaggi di lavoro e per diletto all'estero: Mafioso italiano inaffidabile che sta cercando di rifilare qualche pacco al povero inglese ingenuo.
Da quanto leggo sul forum, però, nemmeno noi ci fidiamo, ed in alcuni casi giustamente, di compratori stranieri. A mia volta lascio in sospeso il buon Leo.
Dopo circa due mesi, la risposta di Kevin che si scusa per il lungo lasso di tempo intercorso dalle mie richieste di approfondimento. Ne deduco che non trova compratori e che allora cerca di ripiegare sull'italiano pignolo che gli chiede un bel po' di informazioni dettagliate e foto di tutti i punti che ritiene critici per l'acquisto. Nel frattempo ho seguito sul forum le avventure relative agli acquisti di altri per auto simili o per similseven. Qualcuno ha avuto qualche sorpresa, specie per quanto riguarda l'impianto elettrico e la ruggine sulle parti del telaio non in vista. Tutti però, dopo aver guidato l'auto, si sono dimostrati più che soddisfatti.
Ho rintracciato pressochè tutte le Fury vendute in Italia ed i relativi annunci e discussioni sui forum dei precedenti proprietari inglesi. Mi sono fatto una cultura in merito per capire pro e contro di ogni dettaglio. Non pensando di usare la Fury per competizioni le prestazioni in assoluto non sono al top delle priorità, anche se nemmeno in fondo alla lista. Piuttosto cerco il puro divertimento della guida in se stessa, che può prescindere dai numeri. Quindi mi convinco ancor di più che questa Fury mi piace.
Ho anche trovato foto dell'auto nuova ed informazioni sull'uso e le manutenzioni che ha fatto Kevin, come secondo proprietario. Mi torneranno utili nel momento della trattativa. Magica Internet!
Ore rubate al sonno, ma molto preziose.
Kevin è molto gentile e mi fornisce le informazioni che richiedo, anche se in modo un po' discontinuo: rapporto del differenziale corto, sospensione posteriore IRS, sostituito motore da poco e rinfrescata in alcune parti meccaniche tra cui pastiglie freni, mai avuto problemi elettrici, affidabilissima (fatto un viaggio in Spagna lo scorso anno con altre Fury documentato da video con ottimo sound su You Tube), sedile guida fisso ed imbullonato, ma Kevin ha la mia stessa corporatura ed altezza, etc. Per le foto devo attendere ancora un po' perché sembra che il tempo in UK sia persino peggiore di quello monsonico che abbiamo avuto quest'anno da noi.
Gli faccio quindi gentilmente promemoria ad intervalli regolari con sapiente e discreto stolkeraggio.
Dopo circa tre mesi ho tutto quanto mi serve per decidere e mi sono pure lavorato un po' la moglie. Quel tanto che basta per farla capitolare, con la promessa che la famiglia non ne risentirà.
In effetti mi sento un pochino egoista e cerco le motivazioni più valide per giustificare il giocattolo. Il senso di colpa mi porta a maggiori attenzioni verso moglie e figli, quindi la famiglia ci guadagna, mi dico soddisfatto.
Come ultima cosa mi faccio un'idea dei costi per portare l'auto ai livelli che mi aspetto, coinvolgendo anche qualche membro del forum. Un po' di fai da te ed un po' di aiuto professionale, dove la capacità, i mezzi e le attrezzature mi mancano.
Ora non resta che chiamare Kevin. Una lunga telefonata di 40 minuti con trattativa finale sul prezzo. Quel che ne esce giustifica le sistemazioni che dovrò fare una volta ricevuta l'auto.
Il motore non è dell'ultima generazione, ma sembra sufficiente per dare emozioni; il parabrezza alto è protettivo a sufficienza per un giro tranquillo con la moglie; il cruscotto con quei belli strumenti circolari a sfondo bianco con cornice cromata fanno molto auto da 1000 Miglia. L'aria vissuta con prestazioni mozzafiato in agguato stuzzicano la mia fantasia: già mi vedo il prossimo anno a seguire la 1000 miglia e poi la voglia di fare un po' di bricolage.
Per il pagamento con bonifico ci vogliono un po' di e-mail e la posizione di Kevin sembra irrigidirsi un po', specie quando scopre che per ricevere un bonifico internazionale servono due giorni lavorativi come tempo minimo e non qualche minuto, come invece si aspettava. Nel frattempo ci tiene a precisare che la Fury non parte sino a che i soldi non sono sul suo conto corrente. E io cosa dovrei dire che ho pagato, ma non ho ancora ricevuto la Fury...
Il trasporto è ormai organizzato per il martedì pomeriggio e l'accredito del bonifico sul suo conto è atteso per il lunedì. E' il caso di posticipare il ritiro? Dopo tre mesi di corrispondenza e trattative non se ne parla nemmeno. Proviamo a fidarci delle banche.
La tensione si stempera quando l'accredito arriva puntuale il lunedì: è fatta!!!
Il martedì si carica ed il giovedì sera la consegna. Ora prevista di arrivo le 19. Il camion ha qualche imprevisto meccanico in Svizzera e quindi arriva con circa un'ora di ritardo. Non sarebbe un problema se non fosse coinvolto il figlio di otto anni: “Tu papi guardi da questo lato della strada, mentre io guardo dall'altra, e non imbrogliare!” Dopo quindici spasmodici minuti di attesa e di falsi avvistamenti per ogni TIR in vista, arriva la telefonata di Leo che annuncia il ritardo e con ciò la delusione del figlio. Si va allora ad attendere nel giardino di casa di amici a circa cento metri dal piazzale dove dovrebbe avvenire lo scarico. Ci si rilassa. Anche troppo... Sento un forte rumore di metallo che stride sull'asfalto: sono le rampe per lo scarico. Corriamo al piazzale. Le rampe sono in posizione ed il portellone è aperto e Lei è lì! Giusto il tempo di un paio di foto con una macchina fotografica compatta e poi l'arrampicata sul pianale e la discesa sulle rampe in modo funambolico. Discesa sulle rampe tenute inclinate e sospese a mezz'aria da una traversina in legno sorretta da un sollevatore idraulico con ruote da officina. Il sottoscritto in auto con discesa in retro sino quasi al termine delle rampe. Poi l'autista abbassa il sollevatore inclinando le rampe sino a farle toccare terra. Una situazione fantozziana tipicamente italiana esplicita dell'arte del sapersi arrangiare, ovvero come trasportare la mia Fury con ricambi e motore di scorta ed un'altra auto su un comune TIR e non la classica bisarca. Oltretutto in questo modo lontano da occhi indiscreti e protetta dalle intemperie.
Della discesa a bordo macchina mi resta solo una foto sfocata, una volta a terra, fatta dal volenteroso, ma ancora poco talentuoso figlio. Butto motore, ricambi ed un'intera collezione di riviste di kitcar nell'auto di famiglia e mi rifiondo nella Fury con figlio al mio fianco, dopo aver salutato il simpatico autista che a forza di trasporti di auto dall'Inghilterra fatti negli ultimi mesi ne è diventato un esperto.
Alberto è eccitato ed aspetta che il papà gli accenda l'auto sportiva di cui ha tanto sentito parlare negli ultimi mesi. Il papà nota per prima cosa che l'indicatore del livello benzina, una volta data tensione, non accenna minimamente a staccarsi dal fondo scala. Due possibilità: guasto, oppure serbatoio completamente asciutto! Peggio del deserto del Sahara dopo un lungo periodo di siccità!
Schiaccio timidamente il pulsante dell'accensione e... miracolo! Si accende!! Fa però fatica a tenere il minimo (capirò solo poi che non ho acceso la pompa della benzina!). L'orgoglioso papà cerca poi di muovere la Fury verso l'uscita del piazzale e gli servono tre tentativi. Ogni volta il minimo è troppo basso oppure troppo alto e l'auto si ferma ancora dopo pochi metri quando deve immettersi sul provinciale da percorrere per un centinaio di metri prima di entrare nella rete di stradine locali di quartiere che porta alla loro casa. Alla prima svolta a destra panico: pensando di schiacciare il freno schiaccio l'acceleratore, dato che la distanza tra i due è maggiore di quella che c'è nella pedaliera dell'Elise, ma fortunatamente la bassa velocità perdona. In compenso accenno ad un allungo successivo ed il figlio mi chiede di rallentare. Dove con un'altra auto già cambi, con la Fury sei ancora a metà giri ed in attesa che venga il meglio. Dopo l'allungo un paio di curve ravvicinate a sinistra e siamo all'imbocco del corsello che porta al garage. Fine della corsa, che comunque non è passata inosservata ad alcuni vicini che si azzardano a fare qualche domanda sulla natura della strana auto che mi hanno visto guidare. Qui arrivano i primi sorrisi di soddisfazione mia e di compatimento per chi non può apprezzare cotanto ben di dio. Per loro ha sempre 4 ruote e quasi lo stesso colore dell'altra auto.
Seguono due settimane di frenetico lavoro serale per lustrare esterno ed interno, togliere l'ossido dalle cornici degli strumenti, studiare come sistemare le magagne, peraltro non importanti, sostituire la cerniera guasta al lunotto della capottina aggiungendovi anche due strisce con velcro per fissare meglio gli archetti tubolari di sostegno. Questo presso un artigiano che fornisce gli interni in pelle alla linea della produzione Ferrari della 458 e che si è dimostrato molto più economico dello specialista in capottine ed interni su misura. Qualche ordine di prodotti di pulizia, guarnizioni filtro aria, filtro olio, etc.
Nella speranza che un amico mi prestasse la targa prova della sua officina, per un giretto di collaudo con lui a bordo, ovviamente, non mi sono azzardato ad alcun lavoro di carattere meccanico che potesse mettere a rischio il pronto macchina al suo arrivo. Speranza purtroppo vana...
Nelle ultime tre settimane ho quindi lasciato sbrigare le pratiche burocratiche a Leo. Anche qui non senza qualche piccolo travaglio, come quello della differenza tra numero di telaio stampato nella targhetta del costruttore e numero indicato sul V5, cioè il corrispondente del nostro libretto di circolazione. Prima che ritirassi l'auto Kevin si era impegnato a rinnovare il MOT, cioè la verifica annuale di idoneità da noi volgarmente chiamato collaudo. Su suggerimento di Leo avevo chiesto espressamente e per scritto a Kevin se i due numeri coincidessero. La risposta ovvia: sicuramente! Peccato che non era così, ma il buon Leo è riuscito a gestire e risolvere l'errore, facendolo correggere. Non è stato nemmeno banale convincere Kevin a darci copia di un suo documento d'identità, necessario per le nostre pratiche d'importazione una volta completati i pagamenti. Sembra ci sia il terrore da parte dei figli d'Albione a dare una copia di un loro documento d'identità, dato che viene ritenuto “strettamente personale”. Non esiste carta d'identità per loro e quindi alla fine lo convinciamo a darci copia della patente, a cui cancella comunque il numero identificativo. Pensava a qualche truffa? Gli avevo comunque già pagato l'intero importo dell'auto, che era ancora da lui in attesa del carico. Quindi tuttalpiù chi doveva essere preoccupato era il sottoscritto.
Lo scorso lunedì le targhe vengono pronte, ma sul libretto viene successivamente indicato come costruttore “Fischer” anziché “Fisher”. Si deve far correggere l'errore ed emettere nuovamente i documenti, che vengono pronti giovedì e spediti in mattinata al sottoscritto. Con la copia ricevuta vado a fare il preventivo per l'assicurazione sul loro sito, essendo una compagnia attiva via telefono o internet. Chiedono solo targa e data di nascita del sottoscritto. Estremamente facile, se non fosse che successivamente seguono alcune pagine in cui si deve tassativamente indicare il nome del costruttore ed il modello da scegliersi tra quelli a disposizione nel menù a tendina.
Di Fisher nemmeno l'ombra! In compenso c'è la Fisker! Ma quante ne avranno vendute in Italia per metterla nella lista? Pazienza! Chiamo la compagnia per telefono e mi fanno il preventivo. Quando arriviamo al costruttore si ripresenta la stessa identica lista risolta dall'operatore scegliendo Fisker come produttore e come allestimento “Fisher Fury”. Mi chiede poi alcuni dati tratti dal libretto di circolazione in modo tale che capisco sia un operatore che di auto non ne capisce pressoché niente. Potrebbe avere fatto il garzone presso un salumiere o un fruttivendolo sino al giorno prima. Mi chiede i cavalli e gli dico 128, ma mi sembra strano, dato che ormai la potenza è indicata in kw da anni. Quando alla fine mi comunica il preventivo mi viene un coccolone, perché molto più alto rispetto a quanto supposto. La sera controllo la posta e vedo il preventivo che controllo minuziosamente: 128 è il numero dei cavalli fiscali, che dipendono dalla cilindrata. Un 6.800 cc ha 45 cavalli fiscali! A che cilindrata dovrebbero corrispondere 128 cavalli fiscali? A quella di un transatlantico, suppongo.
Ormai è troppo tardi per richiamare la compagnia e lo faccio il giorno seguente quando ricevo a casa il pacco con targhe e documenti e faccio presente l'errore, da correggere indicando 12 cavalli fiscali. Mi viene richiesto per tutta risposta: “Ma è un quadriciclo?” Conto sino a dieci e poi proseguo oltre per essere sicuro di non rispondere a tono e perché voglio assolutamente l'assicurazione per il giorno dopo, sabato mattina, cioè ieri. Fisker viene comunque lasciato, ma con allestimento FISHER Fury, questa volta scritto in maiuscolo, dice la zelante signorina al telefono con accento che lascia intendere una provenienza da un qualche paese dell'Est Europa. Ma che differenza fa, dico io? In serata controllo il nuovo preventivo, vario qualche clausola e pago. Invio anche copia del libretto di circolazione dove possono controllare quanto da me dichiarato. Ma l'attestato di pagamento non mi viene trasmesso. Aspetto il sabato mattino e chiamo di nuovo. Questa volta mi confermano che la polizza mi sarà trasmessa in mezzora. Dopo pochi minuti arriva, ma mia moglie lavora ed io sono a casa con il cucciolo di un anno e mezzo che non mi fido a lasciare ai fratelli e quindi devo attendere facendo qualche lavoretto sulla Fury. Con molto olio di gomito e parecchie sniffate di diluente, venduto con la promessa di togliere etichette adesive da ovunque, stacco la targa anteriore incollata sul cofano. Si tratta di un foglio di plastica riflettente che vende l'anima in non meno di un'ora e mezza di sudato lavoro. La targa posteriore invece cede in qualche secondo, ma richiede comunque l'uso di un bel po' di prodotto sciogli silicone perché la carrozzeria sia pulita per la nuova targa che voglio mettere un po' più alta di quella inglese.
Per il montaggio della targa anteriore decido di attendere quando avrò tempo di farlo in modo adeguato con due staffette nella parte inferiore del cofano, sotto la presa d'aria.
Sono le 18 e fisso la targa posteriore con del nastro biadesivo ed orgoglioso del lavoro fatto faccio uscire la Fury dal box in retro tirandola per il rollbar da spenta. Nell'operazione mi tiro anche la ruota posteriore destra sul piede destro e saggio di persona la sua proverbiale leggerezza, che comunque al mio piede non sembra poi nemmeno tanta. Non contento, dopo la prima manovra, ne viene richiesta una seconda e ripeto l'operazione sullo stesso piede a cui ora la mitica leggerezza sembra addirittura il contrario. Con il piede dolorante salgo in auto dopo aver messo un litro e mezzo di benzina con una bottiglia e mi dirigo verso il distributore più vicino a meno di un chilometro. Finalmente la posso guidare!!!!! Ci vado al minimo, perché finisco subito dietro ad un trattore in una zona dove non riesco a superare. Finalmente al distributore faccio il primo pieno di benzina: 31,75 litri. Non male come capienza. Pensavo meno. Esco dal distributore, faccio qualche centinaio di metri ed il guidatore di uno scooter mi si affianca. Penso voglia complimentarsi con me per l'acquisto e quindi mi preparo con un sorriso a 96 denti. “Guardi che sta perdendo la targa!” Mi ingoio i 96 denti e lo ringrazio. Mi fermo subito e la rimetto in posizione, ma per oggi il giro è finito. Rimetto la Fury nel box e compero del silicone nero per fissarla. Lo faccio e per sicurezza tengo la targa in posizione di asciugatura con del nastro adesivo in tela. Spero che la notte sia sufficiente per lasciare asciugare in modo stabile e permanente il fissaggio.
Questa lunga premessa per evidenziare quanto carica fosse l'aspettativa di questa mattina per il primo vero giro in Fury. Mi sveglio presto perché il piccolo vuole del latte alle 5 del mattino e poi, visto che non riesco più a prendere sonno, penso al da farsi. Deciso: il test lo faccio in pista, così rischio meno. Oggi all'autodromo di Franciacorta a Castrezzato c'è circolazione turistica. Ci saranno anche alcuni membri del forum, tra cui Monte, che già conosco, con la sua Fury.
Dalle finestre della camera da letto il cielo appare un po' nuvoloso. Controllo le previsioni meteo: danno leggera pioggia. Vorrà dire che mi prendo un giubbino impermeabile. Prendo uno zainetto con macchina fotografica, documenti e lo zio Tom per controllare se il tachimetro è tarato correttamente ed avere qualche avvisaglia in anticipo sui limiti di velocità, che intendo rispettare, e le postazioni degli autovelox. Il quartiere alle 7,30 è ancora tranquillo e non si sente nessun mezzo a motore. Scendo nel box e controllo anzitutto che la targa sia incollata in modo sicuro e tolgo il nastro adesivo. Speriamo non ci sia ancora una falsa partenza come quella di ieri sera. Metto tutto il necessario in auto e poi mentre sto per accendere il motore mi accorgo che non ho preso il casco. Dura girare in pista con un'auto scoperta senza casco! Poi decido che come sicurezza è meglio prendere anche il rotolo del nastro telato, il più diffuso tra gli attrezzi multiuso in caso di emergenza.
Ora posso partire. Accendo sommessamente il motore, per quanto lo possa essere e mi avvio su per la rampa che porta al cancello già aperto. Sin qui tutto bene. Funziona anche la partenza all'uscita dal cancello, ma la successiva al primo stop non perdona e mi si spegne il motore. Che figura...
Ad ogni cambio di marcia è un clonk che rintrona amplificato nel abitacolo. Su un'auto di serie lo troverei preoccupante, se non raggelante. Il calo di giri tra una marcia e l'altra è impercettibile e tale da farti subito desiderare almeno altre 3-4 marce per permetterti di fare tranquillamente i 90 km/h, che invece in sesta raggiungi a circa 5.400 giri. Dai resoconti scritti da altri proprietari di Fury BEC, sembra che tutto ciò sia la norma. Poi in tangenziale quasi subito in rapida successione tre gallerie: il sibilo degli ingranaggi e la tonalità da baritono dello scarico danno da soli una valida giustifica all'acquisto e sono musica per le orecchie. Pur viaggiando tranquillo a velocità da codice, dicasi 90 km/h, la Fury scalcia alquanto su qualsiasi asperità dell'asfalto e sembra animata da vita propria. L'assetto è troppo rigido per uso stradale con il manto in situazioni mediamente precarie, come ormai da mesi abbiamo anche sulle strade principali. Lo sterzo quick rack è forse troppo quick con 2 giri lock to lock e non manca occasione per ricordartelo anche se lo impugni a due mani. Le cambiate sono velocissime e non potrebbe essere altrimenti, se non vuoi farti trovare impreparato ad affrontare qualche asperità del manto stradale tenendo il volante con una sola mano. Se prima di acquistarla ero alla ricerca proprio di uno sterzo diretto per emozioni racing e facilità di controsterzo e approccio ai tornanti di montagna, ora ne sono intimorito, vista la richiesta continua di rispetto che impone. E' praticamente impossibile procedere in linea retta e senza continue correzioni ed una costante sensazione di estrema leggerezza dell'avantreno. Meglio prevedere in tempi rapidi un controllo degli angoli caratteristici delle ruote. Impensabile di guidarla con una sola mano se il fondo non è più che perfetto, vale a dire un'ottima pista. Mi azzardo comunque a superare ripetutamente prima i 6.000 e poi gli 8.000 giri con qualche marcia intermedia e qui ti senti i brividi di un pilota seduto in un'auto da corsa lanciata sul rettilineo di Hunaudières a Le Mans. Capisci che una manciata di cavalli in più da un motore più performante su strada non farebbe una grande differenza. Quelli che ci sono sono più che sufficienti per mettere a rischio tutti i punti della patente e darti comunque un bel sorriso da ebete stampato in faccia contornato da occhi spalancati e pupille dilatate. Nonostante l'aria non sia ancora calda, nell'abitacolo si sta come in un forno da cucina, ma almeno il termometro dell'acqua è stabile sugli 80°C.
I se ed i ma mi assillano la mente. Forse facevo meglio a scegliere un'auto un po' meno estrema. Questa fa sembrare la guida dell'Elise paragonabile a quella di un pulmino scolastico.
Per arrivare al circuito faccio qualche giro di troppo e mi ritrovo inseguito, errori ed inversioni compresi, da una Mini e non capisco se il guidatore è interessato alla Fury o ad arrivare al circuito. Il mio modesto ego mi fa propendere per la prima ipotesi.
Qui mi vado a piazzare di lato alla Fury di Monte e subito salto fuori dall'abitacolo ben sudato. Alla faccia dell'affidabilità delle previsioni meteo. Almeno con il caldo il silicone si è sicuramente asciugato per bene e la targa è rimasta al suo posto. Non nascondo che in viaggio mi sono ritrovato più volte a guardare nello specchietto per contrtollare che l'avessi persa.
La guida con il volante a destra non mi ha dato particolarmente fastidio, dato che la leva del cambio viene azionata solo spingendo o tirandola. Le traiettorie vanno invece un po' controllate, perché mi ritrovo facilmente a prendere come riferimento la mia posizione rispetto alla strada invece che quella dell'auto, quindi tendo a stare un po' verso il centro della strada. Per i sorpassi devi attendere di avere piena visuale, ma poi li effettui in un batter di ciglia.
Visto che Monte rientra in pista, mi associo anch'io al turno delle 10,40, con la premessa che intendo controllare il comportamento in condizioni più spinte che non su strada e non certo per fare il tempone. Sono digiuno di pista da un bel po' e l'anagrafe non agevola.
Mi sento più rilassato della prima volta con L'Elise. La confidenza che trasfonde è notevole ed il grip delle Toyo R888 è notevole rispetto alle Pirelli Pzero a cui ero abituato. D'accordo che la pista per molti tratti sembra più un cartodromo che non un autodromo e che non ho tirato allo spasimo, ma mi sarei aspettato un'auto più allegra e scodinzolante, invece è stata molto ben piantata per terra. Il dubbio, se non la certezza, è che sono stato bel lungi dallo sfruttarne le potenzialità, ma mi sono divertito comunque un mondo, persino a cambiare in piena accelerazione in curva e tirare le marce quasi a limitatore. La frenata non sembra violenta, ma mi sono ritrovato più volte a mollare il freno accelerare e rifrenare, perchè avevo iniziato troppo in anticipo la staccata. Lo scopo però non era ricercare tempi, definendo con metodologia traiettorie e punti di riferimento, ma prendere confidenza con naturalezza e sicurezza con il nuovo mezzo e la pista è il luogo ideale per questo, molto più della strada. Con un fondo regolare e le gomme in temperatura il comportamento cambia drasticamente e si avvicina molto a quello di un kart ipertrofico. Unico neo il tagliandino dell'assicurazione che non ne voleva sapere di stare nella sede circolare della tassa di circolazione inglese e che era troppo distante per poter essere preso. Mi sono così ritrovato a tenerlo costantemente d'occhio per non perderlo nel vento dei vortici aerodinamici. All'ultimo giro si è sfilato completamente ed è finito sotto il sedile del passeggero.
Qualche soddisfazione me la sono comunque presa con l'allungo interminabile sino a 12.000 giri che mi ha portato a superare auto ben più dotate di cavalleria. Lo stesso nelle curve strette, dove le gomme hanno fatto la differenza ed ho rischiato di tamponare un'auto decisamente più lenta nel tornantino con successiva esse che immette nel rettilineo principale.
Prova pista quindi ampiamente superata per la Fury e gran lavoro di miglioramento in vista per me se voglio continuare a fare un po' di pista. Le R888 spostano decisamente al rialzo l'asticella della tenuta e danno un'idea del potenziale delle gomme prettamente pistaiole di cui tanto si sente parlare nelle competizioni.
Al termine del turno vengo fermato da una bandiera rossa e mi viene il dubbio di non avere visto al giro precedente quella a scacchi, dato che al rientro al paddock, attraverso i box vedo le auto del turno successivo già allineate per l'ingresso in pista. Prima di fermarmi capisco cosa si intende per smontarsi l'auto dopo un turno in pista: un paio di viti che tengono il pannello superiore del tunnel centrale mancano. Una la ritrovo sul pavimento. L'altra chissà dov'è finita. Questa settimana la dovrò dedicare sicuramente ad un bel tagliando e controllo serraggio viti, meglio se con Svitol.
Sono disidratato e per recuperare il tagliandino dell'assicurazione devo far ricorso al nastro telato e mi scotto per l'alta temperatura raggiunta dal telaio al posto passeggero sul lato verso lo scarico.
Mi vienen da sorridere al pensiero che ho ancora potenziale di crescita in potenza con il motore di ricambio che mi viene dato come racing e con una ventina di cavalli in più. Ma questo sarà eventualmente lavoro per quest'inverno.
Il ritorno a casa viene fatto con una deviazione sulle prealpi bergamasche per saggiare il comportamento in montagna. Da metà viaggio di ritorno in poi il motore sputacchia se stimolato a salire di giri partendo da una soglia inferiore ai 4.000 giri e si sente puzza di benzina. In pianura mi diverto ad ogni allungo e staccata per rotatoria e in pochi chilometri sono davvero molti.
A casa mi ritrovo esausto ma felice, nonostante i molti sobbalzi e qualche decollo sulle giunzioni irregolari dei viadotti, dove si perde letteralmente di trazione con le gomme che annaspano nel vuoto. I sedili a guscio in VTR non sono scomodi, a parte sui sobbalzi più spinti, dove la capacità di smorzamento del fianco alto delle gomme non è sufficiente a compensare la rigidità delle sospensioni e fa rimpiangere le sospensioni soft standard dell'Elise molto più ancorate all'asfalto. L'abitacolo è più che sufficiente per dimensioni, ma va detto che io non sono uno stangone ne particolarmente sovrappeso.
Con impazienza misurerò il tempo che mi separa dalla prossima uscita.